Gomorra, tra libro, serie e realtà (di Gennaro Donnarumma) | Nino Baldan - Il Blog

23 ottobre 2015

Gomorra, tra libro, serie e realtà (di Gennaro Donnarumma)

Ritorna sulle pagine del Blog il giovane giornalista campano Gennaro Donnarumma, che come al solito ci espone le tematiche relative al suo territorio d'origine e di residenza.
Oggi prenderà in esame il fenomeno "Gomorra", scaturito dall'omonimo libro di Roberto Saviano e proseguito con film e serie TV: quanto di reale esiste nell'immagine di Napoli che grazie all'opera è stata diffusa in Italia e nel mondo?


immagine da inkorsivo.com

Il successo di Gomorra è ormai travolgente e non lo scopriamo in questo momento. E’ cominciato probabilmente nel momento in cui Roberto Saviano decise di pubblicare il libro che poi avrebbe scandalizzato e cambiato per sempre la mente di tante persone convinte di una cosa che invece si è rivelata essere l’esatto opposto.

Ero poco più che un ragazzino quando, spinto dalla curiosità, decisi di leggere Gomorra. La lettura è il mio hobby di sempre e pensai di poter arricchirmi leggendo una divertente quanto interessante inchiesta su un fenomeno di cui avevo sentito parlare ma che non mi aveva toccato mai fino in fondo. Sarò sincero: il libro provocò in me un mix tra disgusto e seccatura. Non chiedetemi perché, probabilmente non vi saprei nemmeno rispondere.

Era vero però che non era quel che mi aspettavo. C’erano nomi, luoghi, persone, oggetti. Tutto aveva una sua logica, incastrato in quell’inestricabile groviglio di criminalità. Non sapevo ancora che quel libro, riletto poi a 20 anni, cioè un anno fa, avrebbe cambiato il mio approccio con quella che è la mia realtà e con quella che definisco “quotidianità”. E’ comprensibile avere una reazione diversa a 14 anni e a 21, ma non tutti hanno avuto questa “catarsi”, per tanti motivi. Gomorra ha cambiato per sempre una parte del mio inconscio, quella che era cioè consapevole del crimine ma che lo vedeva lontano, quasi come fosse una cosa esterna alla realtà. Col tempo ho capito, anche a mie spese, che invece è parte integrante di un quadro sociale, culturale ed economico che invade tutta la zona che consideravo “immune” ed altre che vedevo invece come “estranee”. Napoli non è Camorra. Camorra è Italia, Europa, Asia, Mondo. Non lo scopro io, ripeto, ma questa è la reazione nata e cresciuta in me dopo la seconda volta col libro e un pochino di esperienza sulle spalle.

La Camorra è dappertutto: la prima, dura lezione che impari. Negli angoli delle strade, nei vicoli, nelle grandi piazze. E’ ormai una realtà non locale ma mondiale. Camorrista può essere chiunque anche il tuo vicino di casa, il tuo migliore amico che un giorno si sveglia e di punto in bianco conosce altre persone e di conseguenza altre strade e non tutte portano a Roma, sede del Vaticano, ma a Poggioreale, sede del carcere di Napoli o ad altri edifici simili. Camorra non è spari e rivolte, come può immaginare un bambino che guarda un film e lo associa ad una data realtà. Camorra è chi i soldi li fa girare, non chi li guadagna con lo spaccio. Camorra è chi spaventa, intimorisce, minaccia, delinque nella società contro la stessa e contro gli interessi di una collettività molto più ampia rispetto alla cerchia ristretta che da quel favore o da quel riciclo di denaro ricava un premio molto molto più grande. Il libro approfondisce benissimo una parte di queste tematiche e ne apre altre ancora più profonde come la collaborazione con le amministrazioni comunali, anche della realtà più piccola e inimmaginabile. I comuni accusati di associazione a delinquere ormai non si contano più. Così come non si contano più le vittime, tantissime ormai, che ogni giorno ogni anno, bagnano le strade della Campania, della Puglia, della Sicilia, della Lombardia. Camorra è l’ombra che spaventa il commerciante, che quel cappio al collo non lo vuole, che una sentenza nella sua vita non la chiede così in modo gratuito e spontaneo. Camorra è tutto ciò.

Roberto Saviano - immagine da repubblica.it

La Serie, andata in onda in esclusiva su SKY, meglio del film prodotto tempo prima, rende al meglio questa realtà e, se vista con il giusto spirito di chi, come me, di quella realtà è parte integrante, lascia un messaggio che, dalla tematica affrontata, pare strano: questo male si può combattere dal suo stesso interno, perché ormai i modi della Camorra si conoscono tutti. I campi in cui essa si muove ugualmente sono terreno noto, gli uomini che essa influenza sono sulla bocca di tutti. E nonostante ciò tutto tace.
Un fenomeno nato nel tardo ‘800, che lo storico Pasquale Villari denunciava ad un’Italia unita da meno di un decennio, oggi è identificazione stessa del Paese. Il messaggio della bellissima serie, arricchita in modo magistrale da un cast di professionisti assoluti, secondo me è questo. La serie traduce in termini cinematografici quanto nella scrittura Saviano aveva reso immortale. Quel libro non si cancellerà e i contestatori, partito del quale ho fatto parte, si mettano l’animo in pace. Compito dell’intellettuale è scrivere e denunciare i mali del suo tempo, perché è il modo migliore per combatterli e Saviano, a mio modo di vedere, ha centrato al meglio questo obiettivo. Non reggono le accuse di quanti vedono in lui un nemico da combattere: anzi, al contrario, è lui stesso ad averci indicato come combattere e smontare nel modo più lucido ed intelligente possibile un nemico, quel che cioè avevamo da sempre sotto al naso e che abbiamo ignorato per tanto, troppo tempo. Il messaggio è chiaro. Gomorra- il libro, e Gomorra-la serie, dovrebbero entrare in tutte le case di quanti siano capaci di leggere il messaggio che nascondano.
Ha ragione Umberto Eco, quando sostiene che i social hanno dato diritto di parola alle capre. E non solo i social, dico io. Ma anche le TV e le radio, le serie e i film proposti in televisione non sono che l’anticamera di Gomorra, l’esatto opposto: non distruggono o smontano il crimine, lo esaltano. E non è una questione di studio o preparazione.
Se si sa leggere la realtà, non ci sono lauree che tengano.

Gennaro Donnarumma

3 commenti:

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    1. Su questo Blog, come avrai potuto vedere, sono ben accetti tutti i punti di vista e le opinioni diverse: confrontarsi è sempre positivo.
      Ma quello che non rientra nella politica della pagina è il turpiloquio e l'offesa. Come già successo con altri utenti, ti invito a riformulare i tuoi concetti e le tue teorie, purché esposte in maniera civile e costruttiva!
      Buona serata

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